Lirica

Die tote Stadt per la prima volta in scena al Teatro Alla Scala

Die tote Stadt
Die tote Stadt © Brescia/Amisano

L’opera è il primo titolo di Korngold allestito sul palcoscenico milanese. Sul podio Alan Gilbert, la regia è firmata da Graham Vick.

Va in scena al Teatro Alla Scala dal 28 maggio al 17 giugno Die tote Stadt, di Erich Wolfgang Korngold con la direzione di Alan Gilbert in un nuovo allestimento di Graham Vick, con scene e costumi di Stuart Nunn, luci di Giuseppe di Iorio e coreografia di Ron Howell.


Al Teatro Alla Scala di Milano.
Per INFO, DATE e BIGLIETTI: Die tote Stadt (scheda dello spettacolo)

Tra sogno e decadentismo

Die tote Stadt è un’opera in cui si incrociano, pur trasformate dalla personalità artistica di Korngold, molte delle principali tendenze musicali ed estetiche europee dei primi anni del ‘900, da Puccini alle avanguardie. 
Nell’estate del 1916 Korngold lesse il dramma Le mirage dello scrittore belga Georges Rodenbach, pubblicato postumo nel 1901, rielaborazione del suo romanzo breve Bruges-la-morte.
 

ph. Brescia/Amisano


Paul è un vedovo inconsolabile che vive nella spettrale Bruges, circondato dalle immagini e dalle reliquie della moglie amatissima, tra cui una lunga treccia dei suoi capelli biondi. Un giorno incontra una ballerina, Marietta, che assomiglia come una goccia d’acqua alla defunta. Attratto morbosamente da lei, ne diviene l’amante. Ossessionato dal “demone dell’analogia” vorrebbe rendere Marietta un duplicato perfetto della moglie, suscitando in lei solo ilarità e alla fine disprezzo, e quando lei per provocarlo afferra la treccia della morta, Paul gliela strappa di mano e con questa la strangola. Il delitto in realtà si rivela frutto di una visione: la ballerina è viva. 

È stato tutto un sogno, che però ha avuto il potere di cancellare l’ossessione di cui lui era prigioniero ed alla fine Paul decide di abbandonare la città morta, per tentare di vivere una nuova vita in mezzo ai vivi. L’aspetto affascinante dell’opera di Korngold sta nell’ambiguità con cui è trattata l’allucinazione per cui allo spettatore potrebbero sfuggire i contorni del passaggio dalla realtà alla sfera onirica.
 

ph. Brescia/Amisano

Un dramma in musica che strizza l’occhio all’operetta

Lo slittamento verso la dimensione onirica e il lieto fine giustificano la coesistenza di elementi espressionisti e di frammenti del “mondo di ieri”: se Die tote Stadt inclina verso il dramma musicale, con vertici di tensione eccezionale, il suo cuore batte per l’operetta. Il tono operettistico, infatti, occupa spazi abbastanza particolari nell’economia dell’insieme: si tratta infatti di brani che si presentano effettivamente come canzoni eseguite durante l’azione, non commenti a essa. Nel loro tono nostalgico appartengono a un altro mondo, e sembrano evocare un’altra “città morta”: la Vienna degli Strauss, vista dalla prospettiva di una age of anxiety ormai saldamente instaurata.

I protagonisti sono: nella parte di Marietta Asmik Grigorian, che ha vinto da poche settimane l’International Opera Award come miglior voce femminile, e come Paul Klaus Florian Vogt, che alla Scala è stato Florestan nel Fidelio. Con loro Markus Werba, e Cristina Damian come Brigitta, mentre altre parti sono sostenute da allievi dell’Accademia Teatro alla Scala. 


Al Teatro Alla Scala di Milano.
Per INFO, DATE e BIGLIETTI: Die tote Stadt (scheda dello spettacolo)